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Uno studio per conoscere gli effetti della combinazione di Elranatamab (PF-06863135), Daratumumab e Lenalidomide confrontata con Daratumumab, Lenalidomide, e Desametasone in pazienti con una nuova diagnosi di Mieloma Multiplo che non sono candidati al trapianto ( MagnetisMM-6).

CODICE STUDIO

NCT05623020

TIPOLOGIA

Prima linea anziani

NOME SPONSOR

Pfizer

DESCRIZIONE

Lo studio è rivolto a pazienti che presentano un quadro di Mieloma Multiplo alla diagnosi e che per età od altre problematiche non posso effettuare un autotrapianto di cellule staminali. Il protocollo è quindi rivolto principalmente a pazienti di età superiore a 70 anni. Lo studio prevede l’assegnazione casuale ad uno di due possibili trattamenti. Il primo trattamento consiste nella combinazione di Daratumumab in associazione con Lenaldiomide e Desametasone (DRd), che costituisce la terapia standard che comunemente viene proposta in questo contesto clinico. DRd è una terapia è altamente efficace e si caratterizza per l’assunzione per bocca dei farmaci Lenalidomide e Desametasone, mentre Daratumumab necessita di essere somministrato per via sottocutanea in ospedale con uno schema che prevede un accesso in ospedale una volta alla settimana per i primi 2 mesi di trattamento, quindi una volta ogni 2 settimane per i 4 mesi successivi, quindi una volta al mese dal settimo mese in poi. Il trattamento è generalmente ben tollerato, come principali possibili effetti collaterali si può segnalare un certo grado di stanchezza, un aumento del rischio infettivo ed un abbassamento dei valori di globuli bianchi, piastrine ed emoglobina.

L’altra opzione terapeutica cui possono essere assegnati i pazienti consiste nella somministrazione di Daratumumab, un anticorpo monoclonale rivolto verso le cellule malate di Mieloma Multiplo, in combinazione con Lenalidomide, un farmaco orale, e l’anticorpo monoclonale bispecifico Elranatamab. Tale anticorpo ha la proprietà di avvicinare i linfociti T, cellule molto efficaci del sistema immunitario, alle cellule ammalate. Quando il linfocita T si trova vicino alla cellula tumorale, si attiva ed uccide la cellula bersaglio. L’attività di uccisione delle cellule tumorali è estremamente elevata e, di conseguenza, l’efficacia terapeutica è in grado di controllare forme di malattia molto gravi. L’effetto collaterale principale è legato all’attivazione eccessiva del sistema immunitario, ed è rappresentato dalla possibile insorgenza dei sintomi di una sindrome che viene chiamata “sindrome da rilascio di citochine” o CRS. I disturbi tipici della CRS consistono nell’insorgenza di febbre, che può essere anche molto alta, abbassamento della pressione arteriosa, tanto da dovere ricorrere all’infusione di liquidi per via endovenosa, e riduzione dell’ossigeno nel sangue, per cui si rende necessario un supporto con occhialini o mascherina. La severità di questi sintomi è variabile, sebbene, grazie alle terapie oggi disponibili, nella gran parte dei casi sia possibile gestirli in reparto. Nei rari casi più gravi è invece opportuno un trasferimento in terapia intensiva. La CRS compare dopo circa 5-7 giorni dalle prime infusioni di elranatamab e, generalmente, si risolve in una settimana. Un altro disturbo che può verificarsi in una piccola quota di pazienti è chiamato ICANS e consiste nella comparsa di disturbi neurologici di severità variabile, che vanno da un modesto stato di confusione alla comparsa di crisi epilettiche o coma. Anche in questo caso, grazie ai trattamenti disponibili, è possibile contenere la sintomatologia a forme generalmente leggere o moderate. L’ICANS può comparire dopo alcune settimane dalle prime infusioni di Elranatamab e le sue manifestazioni possono richiedere diversi giorni per risolversi completamente. In generale, tutti questi disturbi sono completamente reversibili e non lasciano esiti. Altri disturbi che si possono verificare in seguito all’infusione di Elranatamab sono una riduzione dei valori dei globuli bianchi, delle piastrine e dell’emoglobina, che può perdurare alcuni mesi, e, più in generale, un abbassamento delle difese immunitarie di durata prolungata.

FARMACI UTILIZZATI

Belantamab Mafodotin, Bortezomib (velcade), Ciclofosfamide, Ciltacabtagene autoleucel CAR-T