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Uno studio che raffronta l’efficacia e la sicurezza di Idecabtagene Vicleucel e Lenalidomide in terapia di mantenimento Versus mantenimento con solo Lenalidomide in partecipanti adulti con una nuova diagnosi di Mieloma Multiplo che hanno avuto una risposta non ottimale dopo trapianto autologo di cellule staminali(KarMMa-9)

CODICE STUDIO

NCT06045806

TIPOLOGIA

Prima linea giovani, Prima linea anziani

NOME SPONSOR

Bristol-Myers Squibb

DESCRIZIONE

Lo studio arruola pazienti affetti da Mieloma multiplo che abbiano effettuato l’autotrapianto di cellule staminali del sangue e che abbiano avuto una risposta inadeguata al programma di terapia. I pazienti che entrano nello studio vengono assegnati casualmente a due possibili tipi di terapie. La prima possibilità consiste nel trattamento standard, ossia l’assunzione per via orale a lungo termine di un farmaco, chiamato Lenalidomide, che consente di ridurre il rischio che la malattia si risvegli negli anni successivi al trapianto, prolungandone il più possibile gli effetti benefici. La seconda possibilità terapeutica consiste nella somministrazione di cellule CAR-T. La terapia prevista dallo studio consiste nell’infusione di cellule del paziente (linfociti) modificati geneticamente, chiamati CAR-T, in modo da potere riconoscere uno specifico bersaglio presente sulla cellula tumorale, detto BCMA. La caratteristica principale delle cellule CAR-T utilizzate in questo studio è la rapidità di produzione, che ne consente una disponibilità molto rapida. Il programma di trattamento prevede che i linfociti del paziente vengano raccolti con una tecnica particolare, chiamata linfocitoaferesi, quindi inviati al laboratorio che si occuperà della loro trasformazione in cellule CAR-T. Una volta pronte, si procede a somministrare al paziente una breve chemioterapia che ha lo scopo di evitarne il rigetto, e pochi giorni dopo le cellule CAR-T vengono infuse per via endovenosa. Una volta infuse le cellule CAR-T riconosco il bersaglio presente sulle cellule tumorali, che vengono uccise con un’altissima efficienza. Il trattamento con le cellule CAR-T è estremamente attivo nel combattere la malattia, tuttavia, nelle prime settimane successive all’infusione, è altamente probabile che si verifichino alcune tipologie di disturbi. Il disturbo più comune è rappresentato dalla possibile insorgenza dei sintomi di una sindrome che viene chiamata “sindrome da rilascio di citochine” o CRS. I disturbi tipici della CRS consistono nell’insorgenza di febbre, che può essere anche molto alta, abbassamento della pressione arteriosa, tanto da dovere ricorrere all’infusione di liquidi per via endovenosa, e riduzione dell’ossigeno nel sangue, per cui si rende necessario un supporto con occhialini o mascherina. La severità di questi sintomi è variabile, sebbene, grazie alle terapie oggi disponibili, nella gran parte dei casi sia possibile gestirli in reparto. Nei rari casi più gravi è invece opportuno un trasferimento in terapia intensiva. La CRS compare dopo circa 5-7 giorni dall’infusione delle CAR-T e, generalmente, si risolve in una settimana. Un altro disturbo che può verificarsi in una piccola quota di pazienti è chiamato ICANS e consiste nella comparsa di disturbi neurologici di severità variabile, che vanno da un modesto stato di confusione alla comparsa di crisi epilettiche o coma. Anche in questo caso, grazie ai trattamenti disponibili, è possibile contenere la sintomatologia a forme generalmente leggere o moderate. L’ICANS può comparire dopo alcune settimane dall’infusione delle CAR-T e le sue manifestazioni possono richiedere diversi giorni per risolversi completamente. In generale, tutti i disturbi dovuti alle CAR-T (CRS e ICANS) sono completamente reversibili e non lasciano esiti. Altri disturbi che si possono verificare in seguito all’infusione di CAR-T sono una riduzione dei valori dei globuli bianchi, delle piastrine e dell’emoglobina, che può perdurare alcuni mesi, e, più in generale, un abbassamento delle difese immunitarie di durata prolungata. In generale si può affermare che il trattamento con CAR-T abbia un’elevata efficacia terapeutica ma presenti una serie di potenziali disturbi che richiedono un’attenta gestione da parte di tutto lo staff medico.

FARMACI UTILIZZATI

Lenalidomide, Talquetamab (CAR-T)